sabato 10 settembre 2011

Lee e la grotta dalle mille luci.



Era una giornata di sole quella in cui il piccolo Lee veniva alla luce, era nato a Deluun Boldog in Mongolia, era il 16 aprile 1162.
Lee non sapeva che il suo futuro sarebbe stato segnato da battaglie per la conquista di nuove terre e che sarebbe presto diventato il capo di un grande popolo, rimanendo così nella storia come il più grande condottiero che sia mai esistito.
Lee crebbe tra rivolte e battaglie, il popolo della sua terra era in tumulto e spesso gli accampamenti venivano incendiati e così erano costretti a fuggire per non morire.
All'età di cinque anni mentre si trovava nei boschi insieme alla sorella, al fratello e ad altri bambini della tribù scorse tra gli alberi una luce, sembrava provenisse da un fuoco, ma non era la classica luce rossa che vedeva ogni sera quando calavano le ombre sull'accampamento, era una luce azzurra, fioca che si spostava tra gli alberi come se una mano la stesse reggendo e trasportando.
Si guardò indietro, i suoi compagni erano ipnotizzati da quello spettacolo, ma erano troppo impauriti per poter seguire la luce, così Lee il più coraggioso del gruppo si incamminò per seguire la sfera stando bene attento a non perdere di vista i suoi compagni.
Ad un tratto la luce si fermò come se volesse fargli capire che stava facendo la cosa giusta, poi la sfera si spostò di qualche metro in avanti e Lee si accorse che stava entrando in una grotta il cui soffitto era ricoperto di strane forme a cono1 che lasciavano cadere di tanto in tanto una minuscola goccia d'acqua.
Proseguì seguendo la luce anche se la paura cominciava a farsi sentire sempre più forte, improvvisamente davanti ai suoi occhi si mostrò uno spettacolo meraviglioso, la grotta si apriva in un immenso teatro di cristalli che luccicavano in tutti i colori e che davano l'impressione di essere immersi nell'universo e di poter quasi toccare le stelle, ma Lee sapeva bene che quelle non erano stelle e che non si trovava nell'universo, eppure visto con gli occhi di un bambino sembrava proprio così.
A quei tempi i popoli basavano molte delle loro credenze sull'osservazione delle stelle e Lee stava cominciando ad imparare a leggerene le indicazioni in modo da orientarsi per trovare la via di casa, sapeva che gli accampamenti erano sempre orientati verso est, sapeva che per trovare il muschio per preparare il cantuccio su cui dormiva bisognava guardare verso nord e che ogni costellazione poteva indicare la via per una nuova destinazione.
Lui però non si fermava alla semplice osservazione delle stelle, Lee era particolarmente attratto dalla magia, e dalle infinite forme che il fuoco poteva assumere, spesso infatti osservando il fuoco i saggi del tempo sapevano indicare se sarebbe presto arrivata una battaglia o se il popolo fosse stato colpito da una grave malattia.
Lee avrebbe voluto imparare a leggere il fuoco, ma lui era il figlio del capo tribù e doveva imparare l'arte della guerra, non l'arte della veggenza, quella spettava ai poveri.
Erano ormai mesi però che Lee era affascinato dalla grotta della luce e andava ad osservare la stanza delle pietre ogni volta che poteva.
C'erano pietre rosse, azzurre, verdi, e le strane forme a cono lo affascinavano come il grande fuoco della sera.

Un giorno, mentre si trovava all'interno della grotta, sentì all'esterno un gran baccano, urla di guerra e di terrore un altro attacco delle tribù vicine era iniziato, “perché?” si chiede Lee, forse una giovane era stata rapita dalla tribù per vendetta.
Lui però era pervaso da una strana sensazione, sapeva che in quella grotta sarebbe stato al sicuro anche se intorno a lui nei boschi si stava combattendo per salvare la tribù!
Sentì sua madre che lo chiamava piangendo, ma lui non rispose perché se lo avesse fatto sarebbe stato preso dai nemici e magari ucciso o usato come schiavo.

Rimase nella grotta per ore, cominciava ad avere fame, ma sapeva che i nemici erano ancora nei boschi non poteva avventurarsi in cerca di cibo era ancora troppo pericoloso.
Si sdraiò quindi sul terreno duro e si addormentò, fu una notte travagliata, immagini di incendi e fulmini pervasero i suoi sogni e la fame si faceva sempre più forte, poi gli incubi si calmarono e nel sogno apparve una figura umana di donna che le disse con voce calma: “credi nei sogni piccolo Lee! La vita non è bella senza sogni, se vuoi combattere fallo per te stesso non per chi ti impone di farlo, impara l'arte della veggenza può sempre esserti utile, impara a conoscere i segreti delle stelle saprai orientarti nelle sere più buie, buona fortuna Piccolo Lee!!”.
Si svegliò di soprassalto ebbe la sensazione che quello non fosse stato un semplice sogno, la battaglia era ormai finita e lui non poteva digiunare ancora, prese la sua sacca la riempì con pietre preziose e la nascose all'interno di un grande albero all'entrata della grotta, poi si avviò verso l'accampamento.
Arrivato all'accampamento vide che non era stato bruciato, era quasi intatto e la gente stava cominciando i preparativi per le cerimonie funebri.
Si diresse verso la tenda del padre e lo vide per la prima volta piangere.
“Cosa è successo padre?” chiese preoccupato “ piccolo Lee, la mi adorata moglie è morta mentre dava alla luce la tua sorellina!” rispose il padre “ ma non è tutto il tuo fratello maggiore Tajin è stato ucciso dai soldati dell'accampamento vicino secondo uno dei metodi più crudeli, è venuto il momento di insegnarti l'arte della guerra!” poi abbracciò il figlio e lo condusse fuori.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti poi Lee prese la parola “padre, io voglio imparare l'arte della guerra per diventare come te un valoroso condottiero, ma voglio anche imparare l'arte della lettura del fuoco per saper proteggere il mio popolo, e voglio anche imparare l'arte dell'orientarmi con le stelle per viaggiare anche nelle notti più buie!”.
Il padre stupito da questa richiesta lo guardò per qualche secondo poi con un sorriso disse “se è questo che vuoi figlio mio, ti insegnerò l'arte della guerra e chiamerò gli uomini più saggi per insegnarti l'arte di leggere il fuoco!” poi si allontanò dal ragazzo per andare a parlare con i sacerdoti che dovevano occuparsi dei riti funebri.
Al tramonto le salme dei defunti disposte una accanto all'altra vennero messe attorno al fuoco e cominciarono i riti, con canti e balli propiziatori poi calata ormai la notte vennero caricati sui carri e portati sul monte dove si sarebbero compiuti i riti di passaggio.
Per tradizione i poveri venivano seppelliti attorno ad una pietra piatta sopra cui sarebbero stati cremati i sovrani, quella notte la madre e il fratello di Lee vennero adagiati su un letto di rami secchi avvolti in sudari bianchi, e venne acceso un fuoco chiamato il fuoco della depurazione.
I corpi dei poveri venivano messi attorno ai sovrani perché si credeva che avrebbero potuto proteggerli una volta arrivati nell'aldilà.
Le ceneri dei sovrani invece venivano lasciate cadere nel fiume Herlen che le avrebbe condotte fino alla porta dell'aldilà.

Passarono molti inverni e Lee non riuscì più a tornare alla grotta delle pietre, un giorno però, il saggio della tribù le affidò un compito, “vai nella foresta e trovati un posto tranquillo dove accendere un fuoco, li siediti davanti al fuoco e contemplalo fino a quando non ne avrai trovato la vera essenza, poi torna qui e dimmi cosa hai trovato!”.
Subito il ragazzo si incamminò e decise che il posto dove poteva andare sarebbe stata la grotta, nonostante fossero passati mesi lui si ricordava perfettamente la strada, arrivò all'albero cavo e vide che la bisaccia era ancora li, la prese e si stupì quando si rese conto che era ancora piena, poi entrò nella grotta, accese il fuoco, si sedette e cominciò a contemplarlo.
Ben presto però la fame e il sonno si fecero sentire e lui dopo un pasto a base di carne di Argali si addormentò, al suo risveglio vide che il fuoco era spento e decise di riaccenderlo, ma non c'era più legna, e quella che era fuori era bagnata perché nella notte aveva nevicato.
Allora decise di tornare all'accampamento, prese la sua bisaccia e la nascose ancora nell'albero cavo.
Arrivato all'accampamento trovò il vecchio saggio che osservava il fuoco, e senza alzare lo sguardo gli chiese “cosa hai capito guardando il fuoco!” il ragazzo si sedette e disse “ho capito che bisogna osservare il fuoco per non farlo spegnere, mentre io mi sono addormentato e ora non ho più la legna per riaccenderlo e scoprirne i segreti!”
“tu hai fatto quello che molti stolti fanno, si sono addormentati quando in realtà dovevano rimanere vigili e attenti, se ti fossi trovato ad un passo dalla battaglia e ti fossi addormentato saresti morto, prendi questi legni e torna nella foresta, riaccendi il fuoco e bada bene a non addormentarti!”.
Prese i rami che il vecchio saggio gli indicava e si incamminò ancora nella foresta, riprese la sua bisaccia e entrò di nuovo nella grotta, poi riaccese il fuoco e riprese ad ammirare le infinite forme.
Vide che nel fuoco si potevano scorgere orde di guerrieri che arrivavano in sella ai loro cavalli con le spade levate, vedeva la sua gente morire per salvare figli e animali, aveva finalmente imparato a contemplare lo spirito del fuoco, così prese due pietre e corse veloce fino all'accampamento e si sedette vicino al vecchio.
“Ho visto nemici che arrivano in sella a cavalli neri, stanno per attaccare e la nostra tribù verrà presto distrutta, dobbiamo andarcene e lasciare questa terra!” disse con voce rotta “ si ragazzo il nemico sta arrivando, ma non dobbiamo lasciare la nostra terra, dobbiamo difenderla perché è qui che tu dovrai combattere per la prima volta, contemplando il fuoco ho visto che sei ormai pronto alla battaglia, ora lasciami solo per favore!”.

Lee allora entrò nella tenda del padre e lo vide seduto al tavolo intento a leggere della carte, si sedette accanto a lui e disse “ padre il nemico è in arrivo, l'ho scorto nel fuoco e la nostra popolazione sarà distrutta, devi convincere il vecchio saggio a far spostare il popolo!” il padre alzò gli occhi “ figlio mio, tu hai ormai 20 anni devi saper prendere le decisioni più giuste per il tuo popolo, io sono troppo vecchio ormai!” disse il padre con voce roca “se sai che la decisione più giusta è muovere il popolo bene domani partiremo, ma sappi che se sulla nostra strada troveremo il nemico, tu dovrai guidare l'esercito alla battaglia!” poi si alzò e uscì dalla tenda lasciando da solo Lee.
Ad un tratto il giovane uomo capì cosa doveva fare, corse fino alla grotta, riaccese il fuoco e ricominciò a contemplarlo, le orde di soldati non erano quelle del nemico erano le sue truppe e i popoli distrutti erano quelli che sarebbero stati da lui governati.
Tornato all'accampamento chiamò i tesorieri, si fece dare un grande scrigno, un carro e degli schiavi, guidò il gruppo fino alla grotta, poi tre schiavi lo seguirono all'interno della grotta con lo scrigno, non sapevano però la strada che avevano fatto per raggiungere la grotta in quanto erano stati bendati, aprirono lo scrigno e lui cominciò a staccare le pietre una ad una fino a riempire lo scrigno, poi usciti dalla grotta gli schiavi vennero nuovamente bendati e issati sul carro e tornarono all'accampamento.

“Padre, so quello che devo fare, domani partirò alla volta di nuove terre, ho bisogno di un esercito, non posso conquistare terre da solo!” disse Lee “ bene figliolo, domani all'alba avrai il tuo esercito di uomini!”

L'alba sembrò non arrivare mai, ma quando Lee si svegliò vide che fuori dall'accampamento c'erano migliaia di uomini pronti a combattere per lui per conquistare nuovi territori, si vestì, montò a cavallo e partì alla volta di nuovi orizzonti; conquistò terre dopo terre diventando un sovrano crudele e violento, i nemici non avevano scampo, le donne venivano portare via e i sovrani venivano uccisi con i metodi più brutali, poi raggiunta la vecchiaia decise di tornare al suo paese di origine per farsi seppellire nella sua amata grotta.
Ci vollero più di due anni per tornare nella sua terra, percorsero fiumi, deserti, mari e montagne, molti soldati morirono e molte donne furono rapite e molti furono gli schiavi lungo il cammino del popolo di Lee.
Giunto alla sua casa il vecchio sovrano volle fare da solo quel suo ultimo viaggio, con molta fatica raggiunse la grotta, molte delle strutture a cono si erano ingrossate, nuove pietre erano emerse grazie all'erosione dell'acqua, così chiamò il suo figlio prediletto e gli disse: “Figliolo, voglio che questa grotta faccia parte della tua vita, ma bada bene, deve essere un segreto, lo devi tramandare solo al tuo primogenito, che lo dovrà tramandare al suo e così via, qui è custodito il segreto che ora ti sto per rivelare.. credi nei sogni perchè la vita non è bella senza sogni, se vuoi combattere fallo per te stesso non per chi ti impone di farlo, impara l'arte della veggenza può sempre esserti utile, impara a conoscere i segreti delle stelle saprai orientarti nelle sere più buie!! questo è quello che mi tramandò mia madre prima di morire, e questo è quello che tramando a te prima di lasciare per sempre la terra dei mortali!! ricordati che qualunque strada vorrai intraprendere io ti sarò al fianco!” poi uscì e si diresse verso la sua tenda “soldati, da ora il vostro sovrano sarà mio figlio Quing He io sto per morire e non ho più la forza di combattere, vi chiedo solo di seppellirmi dove ho indicato a mio figlio voglio rimanere sulla terra per vivere per sempre vicino alla mia gente!” poi entrò nella tenda, si sdraiò sul letto e si addormentò per sempre, coccolato dal freddo abbraccio della morte.
Come richiesto il condottiero venne seppellito nella grotta delle pietre, che venne sigillata e sparì per sempre inghiottita dalla vegetazione.
Da allora non si sa più dove si trova la tomba del grande condottiero mongolo.

1Strane forme a cono: Stallattiti

Nessun commento:

Posta un commento